
Il Simbolo è Linguaggio universale, un percorso di Conoscenza, una forma di ingresso al mondo del Sacro, un semplice vettore estetico, un catalizzatore nella ricerca introspettiva e infine una curiosità intellettuale.
In tutte queste varie forme il Simbolo è uno strumento per l’uomo che vuole compiere un passo al di là del consueto vivere ordinario. In tutte queste declinazioni il simbolo diviene mezzo per entrare in un mondo particolare, non per tutti, e la cui scoperta è materia poco dibattuta se non tra pochi intimi.
Molte persone, credo più di quanto si pensi, sono attratte dal Simbolo in forma autentica, animica. Arrivo a dire che probabilmente, di tutti i magneti esoterici, il simbolo è probabilmente quello più attivante sulle persone.
Quando le scuole misteriche hanno la dovuta attenzione su questo aspetto nella loro fase introduttiva del postulante, possono, tramite il simbolo, iniziare molti più ricercatori di quanto succede generalmente. Ma questo non succede sempre…anzi.
Vi sono 2 problemi di base.
Innanzitutto l’attenzione sul simbolo da parte delle Scuole è alta in senso relativo ma non in quello assoluto che è invece il più importante. Spiego meglio: Il simbolo non ha spesso la dovuta importanza in sé come corpo di gnosi e strumento di sviluppo della consapevolezza personale. Esso è spesso più che altro asservito al sistema ontologico della Scuola stessa, come un accessorio strumentale, pur sempre nella sfera operativa, ma non come gioiello di Luce in sé a prescindere dalla Scuola, depauperandone quindi il contenuto profondo che tale Linguaggio ha invece in senso assoluto, come mezzo per arrivare alla Conoscenza sapienziale. Questo mortifica l’attrazione naturale che le persone nutrono in forma intuitiva verso il simbolo quando cominciano il loro percorso misterico.
Il secondo aspetto è che l’uomo è attratto atavicamente dal simbolo, ma tale attrazione è spesso di moto istintivo-arcaico, poco definito se non addirittura inconscio. Il simbolo affascina gli amanti della forma e dell’estetica, gli studiosi delle tradizioni dei diversi popoli e gli storici, similmente affascina i cultori del linguaggio come oggetto di studio…Vi sono diversi sentieri attraverso i quali l’uomo perviene al Simbolo, ma senza un minimo di preparazione preliminare, questa forma di comunicazione Universale, rimane indefinita, sfuggente, lontana nei suoi nuclei centrali dal mondo profano che è spesso l’unico metro di relazione e di giudizio. Le persone non hanno spesso quindi la sapienza e la tecnica minima preliminare per entrare in questo ambito in solitudine nei primi momenti di relazione con tale argomento. Questo non solo scoraggia ma rende tale strada troppo buia e indefinita e porta quindi spesso ad abbandonare il cammino dopo i primi timidi tentativi.
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A questi 2 aspetti dobbiamo aggiungere anche l’approccio odierno di derivazione illuministico-positivista occidentale verso la conoscenza che tende indissolubilmente a relegare qualsiasi forma di conoscenza come uno studio analitico-sintetico di tipo puramente razionale dell’oggetto. Questo approccio può infatti essere adottato benissimo e facilmente anche con le classi simboliche, che da questo punto di vista, si prestano sia alla comparazione analitica, ad esempio con i diversi simboli ritrovati nelle diverse parti del mondo con gli stessi significati, sia alla sintesi funzionale, ad esempio certi simboli si riuniscono in determinate classi come applicazioni operative. Ma fermarsi a questo livello, e continuare ad approfondire solo questo aspetto, uccide il simbolo come significante, poiché sappiamo che il Simbolo è animale vivo e cangiante e, soprattutto in ambito Sacro, il significato sotteso è spesso contenente non solo diversi e ampi livelli di contenuto, soprattutto nella sfera soggettiva dove viene adattata dal sistema cognitivo personale, ma spesso tali contenuti sono anche portatori di spazi ontologici opposti (e quindi dialettici) fra di loro.
L’approccio quindi razionale nozionistico non è un male in sé ma deve essere principalmente introduttivo e non ritenuto il cuore della questione simbolica.
Da questo punto di vista, i libri divulgativi sui simboli e i dizionari simbolici (cioè quei testi che trattano di più simboli possibili dandone origini, storia, presunto significato e possibili applicazioni) dovrebbero avere essenzialmente 3 funzioni:
1) Essere usati con parsimonia come tramite introduttivo nei primi passi in questo mondo, ma senza attardarvisi troppo, proprio per non “uccidere” troppo il potere simbolico
2) Essere usati da coloro che hanno una semplice pulsione nozionistica-intellettuale o al massimo puramente estetica verso i simboli e non sono quindi interessati alla loro valenza pratico-operativa.
3) Essere usati solo dopo il lavoro di “laboratorio” giusto per verificare o confermare che il proprio operare con il simbolo trova riscontro nel mondo esterno e storico e per verificare altri potenziali utilizzi supplementari che durante il lavoro non si sono scorti.
Questi 3 punti sono tutti importanti e utili. Per ogni ricercatore è necessario capire, in funzione del suo sentire e volontà di percorso nella simbologia cosa sia meglio fare e questa introspezione dovrebbe essere fatta prima di mettersi in viaggio al fine di non confondersi durante l’attraversata della foresta simbolica.
A tal proposito il terzo punto è quello che fa un utilizzo più sapienziale dei libri simbolici, è quindi importante in questo caso studiare con attenzione la vita e le opere dell’autore per capire se il libro in questione ha valenze non solo nozionistiche profane, ma è anche contenitore di informazioni profonde e tradizionali dei simboli stessi. Diversi studiosi di simbologia sono provenienti da scuole puramente filosofiche profane e ricavare da tali autori informazioni utili per i “laboratori” potrebbe essere oltre che praticamente infruttuoso, a volte anche fuorviante.
Possiamo infine dire che se i libri giusti possono sicuramente aiutare nel mondo simbolico, è altresì importante dire che per alcun persone non sono necessari né obbligatori.
Il Simbolo è infatti un Linguaggio universale, già presente in noi, e può essere risvegliato e riattivato anche attraverso vie non necessariamente razionali-logiche come la lettura dei libri. Alcune persone particolarmente dotate verso gli aspetti pratici della sfera Sacra o naturalmente capaci di entrare empaticamente in sintonia con gli strumenti che la natura ci mette a disposizione non necessitano infatti di questo passaggio, anzi, spesso questo approccio potrebbe rallentarli, confonderli o minarne la naturale predisposizione.
Capita di trovare persone con grandi doti naturali di operatività simboliche che si sentono, purtroppo, in dovere di studiarli prima sui testi, solo perché la loro educazione scolastica ha insegnato (forse sarebbe meglio dire inculcato) loro che questo è l’unico mezzo per avvicinarsi in modo serio ad una materia.
Capita a volte, parlando con alcune persone, che si ritengano ignoranti di simbologia e poi approfondendo il discorso soprattutto sentendo le loro esperienze, diviene chiaro come invece, pur avendo una conoscenza razionale-nozionistica grezza del mondo simbolico, lo utilizzino già in modo naturale-intuitivo con risultati e risvolti che a volte le persone normali non raggiungono neanche dopo diversi anni. In questi casi, fermarsi per razionalizzarli potrebbe essere dannoso e controproducente, e comunque dovrebbe essere fatto sempre in parallelo al loro utilizzo senza fermare la propria naturale affinità operativa. Questo perché la macchina operativa, che è e rimane la più importante, è già partita spontaneamente come un autodidatta che impara a suonare il suo strumento da solo senza alcuna lezione: spostarsi in modo forte sul lato razionale potrebbe togliere il magnetismo naturale già attivato e funzionale.
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Un modo per approcciarsi e comprendere l’uso operativo sia esoterico che essoterico dei simboli è l’osservazione del loro utilizzo sul corpo, i tatuaggi. Questo è non solo un argomento interessante nella chiave di comprensione del potere simbolico, ma anche poco focalizzato nelle discussioni sui simboli sia in ambito profano che, soprattutto negli studi del Sacro. Tale tecnica, che è antica e presente in tutto il mondo, lega in modo inscindibile il simbolo con il proprio corpo. Nel tatuaggio, il ricercatore ai primi passi in questo mondo, troverà tutte le leggi e le applicazioni nel rapporto uomo-simbolo. È questo infatti un aspetto operativo sacro particolare dell’uso del simbolo, di origine arcaica e pagana, le 3 religioni monoteiste occidentali condannano tutte apertamente l’uso del tatuaggio.
In tale percorso l’unione del simbolo col proprio “io corporeo” permette ai praticanti un rapporto non solo continuo ma profondo e magico. Il tatuaggio è un linguaggio particolare nel mondo simbolico, spesso non del tutto compreso nella sua duplice valenza a livello conscio-inconscio. La continua vista e il movimento del simbolo nonché la consapevolezza che faccia parte del proprio corpo, attiva in modo profondo l’energia simbolica e col tempo il rapporto persona-simbolo diventa non solo molto comunicativo ma anche foriero di una serie di Energie che sono particolari di questo utilizzo in chiave così intima. In questo utilizzo, il simbolo è vettore di diverse finalità, da quello di status sociale, a quello rituale, a quello terapeutico; nei tempi antichi, era soprattutto fatto per attività magico-divinatorie, per aiutare i guerrieri in guerra, per mostrare le persone altolocate; in questo il simbolo era ambivalente: linguaggio tra la persona e il simbolo stesso ma anche funzione sociale delineante alcune caratteristiche particolari della persona all’interno di un gruppo.
Il messaggio implicito era inoltre una demarcazione del simbolo stesso come mezzo da utilizzarsi per solo una classe di persone ben precisa: averlo sul proprio corpo significa infatti una scelta di vita e questo demarca il simbolo con un chiaro messaggio di appartenenza. È ovvio che tutto questo terreno sociale-di vita del tatuaggio deve la sua base ad una conoscenza profonda primordiale e sacra del simbolo e del suo linguaggio attivo intrinseco. Ed è quindi evidente come il tatuaggio sia, fin nelle sue radici, un momento sacro anche per chi non ne è consapevole (ultimamente infatti è spesso erroneamente associato al solo aspetto estetico o celebrativo), dato che mostra un avvicinarsi al mondo simbolico mostrando la volontà di entrare in contatto materiale-intimo con queste energie sottese. Molte persone utilizzano il tatuaggio come percorso mistico interiore, e il farsi sempre più tatuaggi è un avvicinamento al proprio Sanctum Sanctorum, con l’aumentare dei tatuaggi sul corpo il confine tra uomo di corpo e uomo simbolico diventa sempre meno chiaro e definito.
Nei casi estremi, quando tutto il corpo è ricoperto di tatuaggi, il corpo è, per la persona, lo stesso tempio sacro dove i simboli si corporificano e divengono realtà prima per l’anima che vi dimora…un linguaggio che solo gli adepti di questo utilizzo possono comprendere e percepire nel suo significato più operativo.
Chiedere a chi ha tatuaggi il loro risvolto pratico sulla persona stessa è indicativo e spesso vi sentirete rispondere che la persona ha intenzione di farne altri in altre parti del corpo; tramite i confronti con queste persone, ovviamente quelle consapevoli di questo percorso iniziatico, avremo la conferma del potere pratico di questo linguaggio, dato che l’uomo tatuato è utilizzatore non solo continuo ma soprattutto di profondità del potere simbolico.
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Questo è forse l’argomento più delicato ma anche il più importante nell’approcciarsi al simbolo quando se ne vuole capire ed utilizzare il potere magico-evocatore, soprattutto come mezzo di sviluppo personale ed interiore.
È importante innanzitutto chiarire la finalità che si vuole perseguire nell’utilizzo simbolico. Le applicazioni sono infatti le più disparate e il simbolo come canale archetipale ci mette in contatto con tali energie. L’utilizzo di queste energie deve quindi essere ben chiaro e preciso fin dall’inizio del laboratorio, per evitare risultati imprevisti e fuorvianti.
Ad esclusione della teurgia che ha delle pratiche ben codificate e spesso la riuscita del rito simbolico è legato anche alla precisione dell’esecuzione dello stesso, per i restanti campi spesso l’utilizzo operativo del simbolo ha diverse modalità ed ogni praticante ha affinità e predisposizioni che ne rendono l’attivazione leggermente differente da altri.
Innanzitutto va detto che il simbolo non deve essere visto come un oggetto intoccabile e da porre sull’altare in modo distaccato. Tutt’altro, il simbolo ama essere maneggiato, creato in diversi modi, rielaborato, tenuto vicino a sé, e persino dove lecito, modificato e evoluto nell’andare del tempo.
Questo perché il simbolo è non solo un’energia viva, attiva e attivante, ma è anche dotato di intelligenze e personalità proprie. E se il distanziarlo e trattarlo con troppa riverenza lo mortifica e depaupera del suo potere catartico, il viverlo “totalmente” e continuamente lo richiama, nella sua forma sottile, e aiuta a stabilire un rapporto comunicativo sottile con esso. Per totalmente si intende su tutti i piani: fisico, intellettuale, emotivo, inconscio e animico.
Ecco quindi che disegnarlo o visualizzarlo più volte, in diversi momenti e con modalità diverse permette di entrare in contatto con l’energia sottostante. Il disegno simbolico non deve essere né troppo grezzo né troppo preciso. Come quando si scrive a mano libera, il simbolo deve essere ben fatto ma non perfetto. La Matrice Divina è infatti richiamata dalle differenze di ogni ente e disegnare il simbolo lasciando il giusto spazio alla propria impronta personale permette di creare quel ponte tra l’archetipo del simbolo e la propria personalità.
Il simbolo andrebbe non solo creato nella sua interezza, ma andrebbe anche scomposto nelle sue componenti per cercare di decifrarne, in modo intuitivo, il discorso complessivo. È utile capire se i vari componenti risultano più attivati disegnandoli secondo una particolare sequenza piuttosto che un’altra, se le linee orizzontali devono essere fatte da sinistra a destra o viceversa, se quelle verticali dall’alto in basso o viceversa, se i cerchi e le spirali in senso orario o antiorario. Mentre si lavora su questi aspetti si deve sentire come il disegno simbolico risponde, si deve chiedere, e si deve entrare in ascolto.
I simboli amano inoltre essere combinati in sovrapposizione spaziale e ripetuti di fianco. Disegnare lo stesso simbolo più volte con punti di contatto, richiama maggiormente l’energia, in modo analogo alla ripetizione dei mantra o delle preghiere. In questo lavoro ripetitivo, il simbolo in ogni sua singolarità deve essere sempre leggermente diverso dagli altri, poiché, come abbiamo già detto, la Matrice Divina riconosce e si concentra sulle differenze mentre tende ad allontanarsi dalle forme esatte e perfette poiché ritenute non naturali e quindi non parlanti. La ripetizione è un metodo riconosciuto per stabilire velocemente un contatto con il lato ultraterreno poiché nella ripetizione la coscienza si sposta naturalmente dalla sfera razionale-logica a quella più inconscia-intuitiva.
Il simbolo è spesso visto come una forma piana che si sviluppa su un piano. È importante non dimenticare che i simboli rappresentati sul piano possono essere facilmente (e spesso lo sono) proiezioni di figure più complesse, tridimensionali. Si può cercare di immaginarli nella loro forma spaziale, percepirne le sagome, gli spigoli, le altezze. Quando l’immaginazione si è focalizzata su una forma può essere utile costruirla, con un minimo di ingegno, materialmente con i materiali che troviamo più affini.
I simboli possono essere dinamici sul piano e sullo spazio, riuscire a vederli mentre roteano, si muovono e si modificano è un altro modo per entrare in comunione con loro. Da questo punto di vista alcuni simboli già mostrano chiaramente una loro volontà di movimento, e tale volontà deve essere realizzata e valorizzata. È il classico caso della svastica. Ecco quindi, che, rifacendoci a quanto detto, disegnare più svastiche vicine, a contatto, con una leggera inclinazione di ognuna rispetto alla precedente permetterà al nostro Io di attivare questa sua proprietà.
Il tipo di colore usato ha una sua specifica influenza. Non solo nel colore in sé ma anche nel materiale vettore del colore stesso. Si possono usare matite, pennarelli ma anche inchiostri particolari o sostanze vegetali o animali. Ognuna di queste materie attiva certi aspetti del simbolo e soprattutto ci mette in contatto con essi. E così il colore ha importanza non solo come simbolo in sé ma lo è con i materiali di supporto della tinta, si lavora così su una classe simbolica in sé dentro un’altra classe simbolica dando luogo a linguaggi simbolici a più livelli. Questo nuovamente è dovuto alla personalità intrinseca del simbolo che è dotata di intelligenza propria e risponde in modo diverso a seconda di come lo evochiamo.
Dal punto di vista materiale, la creazione del simbolo può avvenire su diversi substrati e il simbolo può essere reso operativo in diversi contesti, a partire dalla natura che è in genere un ambiente ideale nell’attivazione dei simboli sacri. Provare diversi supporti al simbolo e operarne in diversi contesti potrebbe portare a diverse percezioni. Il percorso consapevole sull’utilizzo dei materiali e dei luoghi è parte importante dell’uso operativo simbolico.
Con la giusta perseveranza e pratica nel tempo si arriverà a sentire intuitivamente, una volta che si avrà davanti un simbolo, come esso vada creato, modificato, operato. Se spesso all’inizio questa parte sembra un oceano oscuro, col tempo e con il corretto impegno le nubi si diraderanno e le sensibilità affineranno.
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Lo studio della Geometria Sacra è materia propedeutica essenziale e imprescindibile per entrare nel regno simbolico dalla porta principale. Un vero ricercatore simbolico non può considerarsi tale fino a quando non ha compreso gli aspetti chiave di tale materia, dato che avvicinarsi ai simboli senza avere una chiara comprensione della Geometria Sacra non permetterà di afferrare mai completamente e in profondità quello che si sta facendo e la sua funzione pratica. La Geometria Sacra è un argomento sottovalutato in questo periodo storico, quasi dormiente, ma l’attento ricercatore ne troverà naturalmente la valenza basilare nello studio di alcune tematiche in campo mistico. Un intero capitolo, il secondo (2. Simboli e Geometria Sacra) è stato dedicato a questo aspetto ed è quindi inutile qui ritrattare l’argomento.
Un’altra tecnica introduttiva è studiare il simbolo nelle sue componenti numeriche, a patto di avere ben chiari i significati archetipali dei numeri e la numerologia in generale.
Ogni componente del simbolo è infatti vettore di un numero ben preciso e la visione di questi numeri nel loro insieme è esplicativa delle potenze simboliche. Una parte triangolare ci richiama il 3, una croce o un parallelepipedo il 4, una stella pentacolare il 5 e così via. Un cerchio o una figura curva numericamente ci richiama all’infinito o al 9 o al 10 o allo 0. Capire perché in quel punto del simbolo vi sia quella forma e tradurla nel numero sottostante ci dà altre informazioni importanti dato che ogni numero è potenza archetipale in sé. Un esempio esplicativo di tale approccio è la Monade Geroglifica di Dee.
È importante non dimenticare, nella chiave numerica del simbolo, che anche la sezione aurea (φ un numero irrazionale dalle proprietà uniche) è spesso presente tramite alcune figure geometriche, soprattutto di classe 5 e nelle spirali. La sezione aurea è un tema base della geometria sacra e tale argomento richiederebbe una trattazione articolata in sé. Possiamo accennare che la φ è legata allo sviluppo armonico di una creazione da un centro fino alla sua forma completa finale. Riconoscere la φ nei simboli, quando presente, è una chiave importante nella comprensione dello stesso sia da un punto di vista numerologico sia della geometria sacra. In questo sta il potere e la valenza della sezione aurea: essa è un ponte tra il numero (l’idea) e la geometria (la materia).
In questo ottavo momento sul Simbolo speriamo di avere dato un’introduzione alla comprensione e alle diverse modalità di studio e operative del simbolo. Il momento introduttivo al simbolo è un argomento spesso non sufficientemente focalizzato, ma tanto vasto quanto fondamentale, sia per non perdersi che per non perdere l’interesse iniziale. Poter capire la propria collocazione in questo universo energetico-archetipale è non facile soprattutto quando l’iniziando è solo nei suoi primi passi. Auguro a tutti voi un fruttuoso percorso simbolico e una affascinante scoperta in questo paesaggio vivo e magico.

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