Prima Parte
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Nella vita di ogni giorno, per le strade delle nostre città, uomini vivono come macchine in una cantilena ricorrente, rassicurante, che li incatena incantandoli, dentro un vortice di sicurezza forse finta, forse necessaria, ma difficilmente viva o intrepida.
Eppure pochi uomini, nelle epoche più diverse, fin dall’Antichità, hanno coltivato un Linguaggio segreto, vasto, sperduto, indomabile, che richiama a lati interni, a valenze segrete che rimangono in potenza ad ogni lume umano che ne vuole avere accesso. Con un gesto di volontà, cardiaca ed intellettuale, unendo le 2 sfere in un’unica presenza, chiara volitiva, l’uomo accede a questa sfera sacra che risiede nelle alte sfere del silenzio della ragione.
Arte. L’Arte è il ponte. l’Arte è un ponte. Un legame tra l’uomo e l’Uno. Ascoltare e vivere, questo ponte mai domabile tra il nostro lato Sacro e ciò che è oltre il nostro percepire ed essere. Perché l’Arte, nonostante questi anni di iperpositivismo, di materialismo intellettuale, di tecnologia e fede nella scienza, è ancora viva e forte. Ricercata, usata, fruita, studiata, ed esperita in ogni declinazione del nostro globo. Questa sua forza trascendente, che viene da un moto interiore sincero, ineluttabile dal tempo e dal luogo, è una fonte di rigenerazione per le nostre anime che ritrovano in essa un luogo di respiro.
Vi è un Linguaggio in essa, ci pone in contatto con le sfere superiori ove la nostra coscienza risiede in pace armonizzandosi nelle sue forme assolute e più pure. Questo momento catartico, il momento artistico, sia quello della creazione che della fruizione, è innanzitutto momento Sacro, che se ne sia consapevoli o meno. L’Arte permette all’uomo comune, senza divinità, con dei e religioni ormai morti, di ritrovare uno spazio intimo di rigenerazione interiore, essa rimane il vero momento Sacro dell’uomo del 21° secolo, uno dei pochi rimasti. In che modo l’Arte dispone alla consapevolezza del mondo animico facendoci accedere a queste sfere superiori? L’arte, essenzialmente, è composta di 2 momenti chiave.
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L’artista, l’artista vero, quello che produce sotto un momento-influsso catartico che lo domina, è colui che diviene canale consapevole delle energie superiori e attraverso le sue caratteristiche archetipali personali, attraverso le sua impronta unica, traspone nel mondo sensibile, percettibile, le armonie e bellezze che provengono dalle sfere del mondo iperuranio metafisico. Ma non basta la capacità di collegarsi con il mondo metafisico, l’Artista dispone di una tecnica che ha coltivato e sviluppato negli anni.
Questa tecnica, attenzione, può sembrare afferire ad una sfera razionale e meccanica, ma in realtà essa, col passare del tempo viene assimilata e interiorizzata dalla sfera corporale e intellettuale tale per cui diviene parte stessa dei corpi sottili e materici della persona che a questa punto la possono utilizzare direttamente senza passare dalla sfera razionale. Questa capacità di utilizzare la techne è necessaria e indispensabile, altrimenti l’artista non può staccarsi dalla sfera razionale-meccanica nel processo di creazione e volare oltre la sfera più grossolana della mente per entrare nella vibrazione intuitiva e diretta. Come ciò possa accadere è una forma Misterica tanto quanto il momento di un Rito Sacro per un Sacerdote che officia.
L’Artista nel momento creativo è pari ad una forma Sacerdotale, attraverso la propria ritualità è in grado di collegarsi alle vibrazioni celesti per tradurle nella propria techne in forme fruibili all’umanità. Ma la cosa ha spesso un prezzo e un dono. Divenire canali di queste forze significa affrontare un percorso interiore particolare, mai prevedibile, sicuramente sempre personale.
Nel momento artistico, l’anima entra in mari e venti attivi e potenti, sovrumani; se la persona non ha una preparazione nel gestirli e si intrattiene troppo in essi, gli esiti possono essere una sensazione di estraniamento dal mondo normale in particolare da quello degli uomini. In alcuni casi molti artisti cominciano a fare uso a droghe e stimolanti per richiamare questo contatto, soprattutto quando la vis artistica tende a scemare, cosa che succede spesso per motivi fisiologici e salutari alla persona stessa. Ecco il perché molti artisti spesso conducono una vita naif, da clochard, comunque poco in linea col resto della gente.
Queste frequente situazioni sono proprio dovute al contatto continuo con queste forze profonde che l’uomo non riesce a controllare e trasmutare del tutto a proprio nutrimento. Da questa prospettiva se il Sacerdote è un utilizzatore consapevole ed attivo delle forze nascoste, ne conosce la genesi e si rapporta con un lignaggio passato che gli ha trasmesso una scienza misterica sia esteriore che interiore modellata per salvaguardarlo e accompagnarlo, nell’artista il viaggio è quasi solitario, avventuroso e senza preparazione. Ecco che l’umanità razionale è naturalmente attratta ed incuriosita dalla vita degli artisti, poiché, tramite non solo le loro opere, ma tramite la loro semplice presenza, pregna di queste vibrazioni che lo dominano, le persone comuni possono percepire e vivere gli echi di queste forze superiori.
Divenire canali di queste forze significa arrendersi e donarsi, innanzitutto sensibilmente, percettivamente, intellettualmente all’ascolto dell’oltrenoto. L’artista non può sottrarsi a questo “rito sacrificale catartico”, è un richiamo troppo forte e incantante. In quel momento esso vive una vita non sua, trae energia da altre sfere e il tempo perde di consistenza, ma lo fa in presenza di spirito e ne fruisce direttamente. Ecco il dono. E’ la forza Artistica che sceglie, non è mai l’uomo a decidere di divenire artista, esso non può non è in grado di stabilire il contatto sottile con la sola volontà personale. Questo contatto avviene in modo intuitivo, immediato, semplice e non può essere trovato o costruito artificialmente.
Il momento artistico è magico. L’Arte viene a prendere, e la vis artistica domina, non ci si può sottrarre ad essa, quando essa alberga. Quando ciò accade, la coscienza entra in un mondo interiore di comunione, riflessi, percorsi e senza esitazioni, comincia a creare ascoltando, per meglio dire “posseduta” dai δαίμονες (daimones) artistici che la abitano. Questi Daimones sono le famose Muse degli antichi, esse abitano un altro piano di esistenza ove gli eterni si incontrano con le virtù e potenze superiori in particolare con la Bellezza.
La creazione vive di un’energia propria, dove la personalità dell’artista ha solo un’eco di contorno, si può dire formale, che nell’Opera finita darà il carattere unico ma esteriore, formale. Finito questo momento creativo, soprattutto dopo diverso tempo, l’artista stesso diventa fruitore, spesso stupito della sua stessa creazione: “…son stato io a produrlo?”. Questo è il segno della bontà dell’opera. Ecco la spiegazione della capacità creativa di qualche artista, spesso circoscritta a pochi anni della loro vita, come Gioacchino Rossini o Arthur Rimbaud. Essi, finito il periodo di contatto con i loro Daimones artistici, sono andati su nuove sfere di vita ritenendo il momento artistico concluso in modo naturale, ineluttabile.

Vediamo ora il secondo momento.
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Per parlare del momento fruitivo è necessario innanzitutto formalizzare un triangolo concettuale che ruota attorno all’Arte: Arte-Bellezza-Nous. Questo triangolo deve essere visto da una prospettiva neoplatonica-plotiniana. L’anima, incarnata, riceve le stimolazioni attraverso i sensi sensibili (esteriori ed interiori) e per mezzo della mente li decodifica in modo sistematico per far infine fluire il tutto nella propria coscienza che fruisce dello spettacolo della vita. Tuttavia, nel mondo ordinario questa danza multiforme, è spesso troppo materica e “densa” tale per cui l’anima, pur fruendo della vita, sente verso essa, col passare del tempo, un distacco di “affinità” che porta spesso alla perdita di interesse verso la stessa.
L’anima necessita quindi di vibrazioni affini per tornare a respirare la propria “casa”, delimitata dalle sensazioni terrene, i momenti che le concedono il respiro alto sono circoscritti e limitati. E’ il momento del Sacro, quello dove le nostre vibrazioni più sottili si destano e rianimano il nostro essere in modalità incomprensibili dalla prospettiva profana. L’Arte ha questa funzione, e in essa lo spettatore, attraverso l’Opera si ricollega seppur in modo indiretto con una musica superiore dimenticata, che viene riportata alla coscienza animica, spesso in modo inconscio. In tutto questo la Bellezza, e con essa l’Armonia, è l’ambasciatrice del Nous contenuta nel Linguaggio artistico. Un riflesso che dall’alto senza perdere vigore e contenuto arriva fino al mondo sensibile.
La Bellezza, è infatti la potenza-virtù che meglio si può trasporre nel mondo sensibile materico senza perdere la sua forza vivificatrice. Per questo l’uomo, dotato di una certa sensibilità, necessaria per poter fruire l’opera artistica, è naturalmente attratto dall’Arte, in quel momento egli crea un momento Sacro dove attraverso le sensibilità esteriori, l’Anima si ricollega alle sue radici. E’ ciò che i rosacrociani e alcuni mistici chiamano “spiritualizzare la materia”. La bellezza è una forza magnetica, che ammalia i sensi e interrompe il fluire mentale razionale, l’uomo davanti ad un’opera Bella smette di ragionare e sente sorgere in sé emozioni uniche e profonde a cui non sa dare spiegazione. In quel momento, mai come prima, si sente mistericamente vivo e presente. Ecco nuovamente la Magia dell’Arte. Magia nel senso più Sacro del termine.
Se nel Creatore la Magia è il contatto con le sfere superiori, nel Fruitore la Magia è il risveglio delle facoltà latenti animiche attraverso la percezione della Bellezza. Ricordo chiaramente alla National Gallery di Londra un’amica mettersi a piangere per l’emozione di trovarsi davanti ad un Van Gogh. Avevamo 15 anni, per me la visione di un ragazza piangere davanti ad un quadro fu una sorta di rivelazione mistica. Compresi la potenza dell’Arte che in se, matericamente ha spesso un valore insignificante, in questo caso una tela con un disegno sopra, ma da un punto di vista simbolico e sensibile ha un valore soggettivamente inestimabile.
Questo potere dell’Arte, in grado di muovere ad emozioni forti ed inaspettate intere masse di persone è una chiave di volta che può salvare l’umanità dalla caduta nel materialismo più banale e mortificante, molto più, ad esempio della conoscenza intellettuale o del senso religioso. Se il Nous ci ha dato delle chiavi di affrancamento, non solo a livello di singolo individuo, ma a livello di umanità nel suo complesso, ecco che l’Arte è una via potente, sicura e che può essere usata su vasta scala per risvegliare nell’uomo chiavi e tasti sottili, spesso atrofizzati. Sicuramente l’Arte da sola non può risvegliare in toto un uomo, forse tranne rari casi, ma sicuramente è un primo accesso fruibile a tutti ed è un Linguaggio universale molto diretto per chi ha la voglia di porsi in ascolto.

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E’ giusto a questo punto chiarire un aspetto dibattuto sull’Arte: è Arte solo ciò che stimola nel fruitore una sensazione di Armonia e di Bellezza, un moto ascendente o è Arte anche un qualcosa che stimola a prescindere, magari colpendo con immagini forti e persino disturbanti, brutte? Seraficamente si potrebbe rispondere che la risposta risiede in ognuno di noi a seconda delle nostre declinazioni e tendenze animiche. Dal mio punto di vista la risposta è senza tentennamenti: l’Arte quella che innalza l’Anima alle sue sfere di provenienza, è quella che trasmette il senso del Bello, dell’Armonia e tramite esse ci porterà alla percezione del mondo iperuranio.
L’Artista è un ambasciatore dell’oltreterreno e come tale non è un semplice stimolatore dei nostri mezzi percettivi. Per stimolare i nostri sensi non abbisogniamo di Arte, basta molto meno. Si confonde con l’Arte la stimolazione percettiva, l’iperstimolazione, la ricerca del desueto e del forte. Da questo punto di vista siamo nel campo attiguo a quello delle droghe o dell’alcol, anche se su livelli meno drastici. Iperstimolazione percettiva-sensibile.
Ma al fruitore consapevole è ben chiara la differenza tra queste 2 forme di stimolazione percettiva. Una dispone l’animo e nutre l’anima, l’altra colpisce i sensi e stimola le emozioni. Si può considerare Arte anche questa seconda sfera? Per alcuni si, l’importante è saper distinguere bene queste 2 sfere così diverse sia negli intenti che nei risultati sulla persona. L’Arte che promuove al bello eleva a affranca dal materiale. L’arte che stimola i sensi e le emozioni rimette nelle percezioni materiche e porta ad un dialogo sulle sensibilità terrene.
Una bella differenza, ognuno ovviamente scelga ciò che preferisce. L’arte storicamente ha cominciato a produrre questa seconda tendenza a partire dal periodo della rivoluzione industriale e dell’Illuminismo, momento in cui il legame con le forze della Natura e il senso di rispetto e di forza verso la stessa sono venuti meno. Un momento in cui l’Uomo ha mostrato la sua “Volontà di Potenza” in modo consapevole e mirato, cercando l’affrancamento sia dalla Madre che dal Padre.
Come ascoltare e poter fruire l’Arte per trarne dunque il miglior beneficio? Vi sono 2 aspetti in questo tema: – la forza intrinseca del linguaggio artistico- la sua valenza Sacra. L’arte, in quanto linguaggio, in quanto pura fruizione, deve smuovere interiormente mediante un rapporto diretto, cardiaco e viscerale con essa, con l’Opera. Il consiglio qui è di fruire l’opera senza averla prima studiata, ma entrando in contatto con essa come una tabula rasa. Non razionalizzare, non pre-studiare l’artista e l’opera, neanche il movimento artistico o il contesto. Entrare ignoranti come un bambino nella camera della fruizione. Fare il silenzio interiore, preferibilmente in solitudine, ed ascoltare con profondo contatto, in modo totale, con una sorta di meditazione verso l’opera.
Se siamo collegati essa ci parlerà col suo linguaggio e l’impressione che ne avremo sarà il dialogo tra noi ed essa, in modo profondo, spesso inconscio. Passato un minimo di 1 giorno da questo primo contatto ed avendo scaricato la percezione e le impressioni durante il sonno di una notte, si può, se si vuole, studiare razionalmente l’opera e tutto il contesto, inquadrarla ed entrare, a questo punto, in contatto nuovamente con essa, con modalità simili.
La seconda volta, l’opera ci parlerà più razionalmente, ne scorgeremo nuovi particolari ed avremo oltre ad un’impressione sensibile, anche una razionale che darà una lettura più intellettuale al tutto. Il primo momento rimane il più importante perché è il vero contatto tra noi e le forze che soggiacciono nella materia dell’Opera. Il momento Dionisiaco. Il secondo, non necessario ma utile, serve solo a contestualizzare e a dare una visione più ordinata alla fruizione, soprattutto in un percorso strutturato. Il momento Apollineo. Si deve evitare quindi di leggere prefazioni o introduzioni di testi, o di studiare l’artista e la sua vita prima di andare ad una mostra. Bisogna collegarsi animicamente, dionisiacamente, ascoltando il soffio leggero che traspare. Facciamoci stupire ed emozionare, incantare dall’Opera con la sorpresa e l’Armonia che essa induce in modo diretto. Questa è la vera fruizione dell’Arte.
Il secondo aspetto, che tratteremo ora, è la sua valenza Sacra. Da questa prospettiva l’Arte va fruita nei tempi giusti e nelle condizioni giuste, altrimenti sarà un’esperienza non animica. Questo significa che non bisogna imporsi nulla, non bisogna sovraccaricarsi di fruizione, non bisogna, soprattutto, cibarsi di Arte in un momento in cui non si è in equilibrio e in stato di quiete. Dobbiamo immaginare il momento Artistico come un incontro con la nostra divinità interna. L’Arte risveglia e stimola il nostro Daimon, e perché ciò avvenga bisogna avere rispetto e attenzione verso il momento. Altrimenti l’incontro sarà muto, morto, infruttuoso e questo potrebbe indurci a ritenere che l’opera o persino l’Arte stessa non ci possa essere d’aiuto.
Non si deve quindi esagerare nella fruizione artistica, è meglio essere soli o accompagnati da persone della stessa sensibilità e si deve immaginare di camminare nel proprio tempio interiore. Questo aspetto è spesso trascurato, mentre con un po’ di attenzione, si noterà come il linguaggio presente nella fruizione diventerà invece più chiaro e potente ai nostri sensi sottili.

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Chiudiamo questa trattazione sull’Arte con un aspetto ritengo poco trattato ma utile da avere chiaro: vi sono forme d’Arte che rendono il fruitore essenzialmente passivo mentre altre lo rendono in parte passivo e in parte attivo. Facciamo un esempio: la fruizione di un film rispetto a quella di un libro è maggiormente passiva in quanto il film stimola più sensi e rende il fruitore meno libero nei tempi e verso le diverse percezioni che riceve: il tempo non è modificabile, i personaggi sono codificati, i suoni e le scene delineati. Viene lasciata poco spazio alla fantasia.
Lo scritto, magari narrando la stessa storia, è invece rispetto al film, chiaramente più attivante: il racconto è un substrato sul quale il potere immaginifico del fruitore crea il proprio mondo sensibile ed emotivo. Le tempistiche divengono soggettive, i personaggi assumono contorni personalizzati e le scene inclusi i rumori sono creazione pura del fruitore. Inoltre lo stesso passo può essere riletto o letto con diverse velocità. La prosa è quindi un catalizzatore più potente per stimolare il potere immaginifico.
Il film è invece un mezzo più chiuso e finito. Questa cosa è importante e va approfondita per chi vuole essere un artista. Gli artisti devono sviluppare sia il potere sensibile-passivo che quello immaginifico-attivo. Senza questi 2 poteri, complementari, la vis artistica è assente. Ecco quindi che i semplici fruitori possono non porsi questo problema, mentre gli aspiranti artisti non solo devono avere a che fare con opere attivanti, ma devono anche saper entrare in diverse sfere artistiche per essere dei Maghi dell’Arte completi e sicuri. Non è infatti raro che alcuni artisti siano produttori in diverse sfere artistiche; questo fa parte del percorso artistico e rende il rapporto con il metafisico più forte e strutturato.
E’ utile ad esempio che i bambini abbiano a che fare con le diverse classi di Arti e che siano stimolati in particolare da quelle più attivanti, per aiutarli nel processo di sviluppo intellettuale e immaginifico che l’Arte può compiere sull’uomo predisposto. Si può rendere la musica attivante, ad esempio, intervallando momenti di ascolto a momenti di esecuzione strumentale, o la visione di un film chiedendo loro di fare un riassunto scritto e di disegnare le scene. In questo modo l’essere sarà un domani pronto a passare dalla sfera percettiva alla sfera creativa. Arte, terreno di pochi titani che riescono a rubare il fuoco divino per donarlo agli uomini.
Che questo fuoco illumini gli uomini che lo cercano. Esso è presente in noi, da sempre, deve solo ritrovare, attraverso un lume esterno di stessa qualità, la sua natura vivificante. Arte, Linguaggio divino che ci è stato donato al pari dei Simboli e del libro della Natura. Arte, via di conoscenza e di vita. Uomo, la più grande forma d’Arte del creato, Dio e materia, riflesso di un Universo esso stesso pura Arte creatrice, originante da un Sommo Principio. Che questa Luce illumini il nostro viaggio.
Vita imita Arte.

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