
Aria. Vi sono esseri che vivono leggeri, nell’aria…nell’etere, vicino al Sole. Esseri leggeri, riescono a volare… Quale dono fa volare un essere per librarsi sopra l’eterna forza materica?
Ci sono sempre state anime, nel corso del tempo che, in modo naturale, sono riuscite ad aprire le ali e staccarsi dal mondo degli umani. Nessuno glielo ha insegnato, un giorno senza neanche sapere il perché, hanno sentito quel dono prezioso. Hanno sentito le ali e aperto il volo per entrare in nuovi spazi, in nuove ottave, fino a poco prima sconosciute.
È questo un percorso animico, ancora prima che di vita, forse ineluttabile. Perché non sono le sofferenze, non sono i dolori e neanche le mancanze o le privazioni a donarti le ali. È una grazia interiore, silente, impercettibile, che si sviluppa tramite una forza soggiacente che penetra l’essere e lentamente lo tramuta in qualcosa di nuovo, di diverso.
Vi è, in realtà, un tempo per essere uomo, e un tempo per essere volo. Questo tempo, quello del volo, è un istante esterno, che ci viene a trovare per insegnarci il nuovo.
Non a tutti è concessa questa opportunità, ad alcuni sarà preclusa per tutta la vita, una vita rivolta sempre verso il basso e il vicino.
Ma coloro che levano lo sguardo oltre, coloro che ammirano in solitudine e in silenzio, questi osano vedere l’alba e il tramonto non concessi; per essi il tempo si prepara. Non si può dire se scegliendo o no, essi vivono nell’orizzonte, per lungo tempo; prima lentamente, poi sempre più profondamente, tra cielo e terra, nel confine tra i 2 regni. Partecipano di entrambi e tramite il proprio templum interiore, forgiano nei propri corpi gli spazi sacri del cielo e della terra, delimitandone le 4 aree come facevano anticamente gli Auspicanti. È in questo percorso che le ali si formano e si preparano per un domani ove aprendosi porteranno la sensibilità nascosta e risvegliata oltre l’orizzonte, nelle sfere lucenti.
Non vi può essere questo percorso se l’essere non possiede il dono della sensibile percezione. Questo dono è una fiamma che va protetta e coltivata all’interno del proprio Sanctum. Una Luce interna divina che un giorno, quando l’essere sarà pronto, sarà prodiga di doni infiniti.
Questa Luce è una sensibilità naturale. La sensibilità che permette di penetrare nel cuore delle cose, direttamente, in modo semplice, cardiaco, intuitivo. La sensibilità che mostra le differenze sostanziali nelle situazioni e permette di capirne i fulcri e le dinamiche comprendendo il messaggio e le potenze poste in esse. Sensibilità…una potente musa ispiratrice, essa dà accesso ad infinte potenzialità percettive…al bello… alla poesia… alla magia… alle sfumature nei colori, nei suoni, nei sapori, nelle forme, negli spazi, nel tocco di un corpo desiderato nel buio di un amore. Essa mostra il nascosto, il sottile, l’impercettibile, svela il segreto mistico. Amplifica la percezione, la espande, la rende chiara e fruibile su tutti i piani. Dove l’uomo comune vive forma e materia e poco altro, l’uomo sensibile vede armonia e vibrazione, vede richiamo, vede energia, vede luce, vede un immenso oceano di infinte onde susseguirsi ininterrottamente.
La sensibilità di spirito è la porta al segreto nascosto delle cose create. Essa percepisce non solo gli archetipi formanti delle cose, ma le loro stesse forze e qualità e destinazioni. Attraverso questo percepire l’utilizzo del mondo e degli strumenti è maestria, bilanciamento, armonia, e l’uomo così dotato, diviene esempio e luce per altri compagni che ne percepiscono intuitivamente la facoltà sottile per poterla risvegliare in loro stessi, se provvisti del Lume interno in sufficiente quantità.
In un Rito, Sacro o profano non importa, potrete trovare le sensibilità dei partecipanti semplicemente nelle piccole cose…dalla loro attenzione nello sguardo, dal tono della voce, dal senso del tempo nel parlare e nel movimento, dalla grazia della presenza, dalla scelta dei vestiti appropriati. È nel rito codificato e ripetuto che la sensibilità, contrariamente alle apparenze, si palesa meglio negli uomini, poiché in esso l’essere può esprimersi solo attraverso poche forme di comunicazione sottili, e lascia al resto della liturgia gli elementi più grossolani e appariscenti. Notate questi dettagli nei riti dei vostri vicini e capirete.
Nel rito ripetuto la persona sensibile salirà a spirale mostrando nel tempo sempre più grazia, più profondità, più comprensione, avrà una percezione del tempo dilatata e il suo corpo emanerà un’aurea stabile e luminosa. Contrariamente l’uomo non provvisto di tale dono si sentirà costretto, cupo, legato, e sentirà sempre più mancargli l’aria e lo spazio…troverà scuse per mancare e alla fine scomparirà dalla scena.
Ecco le 2 spirali, ove una si innalza verso un Luce sempre più rarefatta e penetrante e l’altra nella compressione e condensazione insostenibile.

Nel procedere della vita, l’uomo comune si soffermerà sugli aspetti esteriori, i dettagli insignificanti, le regole dettate, studierà infiniti libri per cercare di afferrare e trattenere e renderà l’atto e la conoscenza, qualsiasi essi siano, frutto di un indottrinamento pesante e sovrastrutturato, darà priorità agli aspetti primi e materiali e amerà correre sulla superficie. Dall’altro lato, l’uomo sensibile sarà guidato dalla ricerca dello spirito, del bello, comminerà lento e così potrà esplorare le profondità delle sue terre, avrà atteggiamento silenzioso e calmo, uno studio più intuitivo e diretto, strutturato in modo leggero, sentirà naturalmente la cosa da farsi, arriverà alla comprensione nell’esecuzione stessa del gesto, percepirà sensibilmente l’armonizzazione nelle diverse situazioni ed ambienti adattandosi ad esse naturalmente, eviterà gli scontri e sarà poco appariscente.
Questo volo, volo leggero, vive l’uomo sensibile rendendolo particolare.
Una particolarità che è difficilmente esprimibile verso chi non ha gli strumenti per viverla. Nel rito del tè, ad esempio, egli non si preoccupa tanto del tipo di te, non cerca la teiera dal materiale perfetto. Non studia libri o ordina i migliori te dall’altra parte del mondo. Non compie forzati gesti decodificati o calcola con precisione i tempi di infusione. Nel rito del te, l’uomo sensibile, fa fluire il tutto con estrema semplicità e naturalezza come un bambino che gioca. Compie poiché sa, intuitivamente. Semplicemente preparando e bevendo il tè, si ricollega ai suoi momenti dello stesso fare. Bevendone, ritrova i propri io, passati e futuri che, insieme a lui, in quello stesso istante, stanno preparando e bevendo una tazza di tè. In modo intuitivo si armonizza con essi, tramite le sensazioni, gli odori, i profumi, i rumori, i gesti, persino i calori.
Questa armonizzazione permette l’unione magica con ciò che egli è, è stato e sarà nel circolo del tempo, e tutti insieme possono allora godere e vivere quella sensazione, indefinita ma viva e presente, fuori del tempo e dallo spazio. In quell’istante la cosa più intensa e finale non è tanto il percepire del sapore del tè, il suo calore o il tocco della tazza.
Tutt’altro, questo è solo un tramite, un espediente, un accesso per andare oltre, più in profondità…l’uomo sensibile non si ferma a quel livello. La sensazione più pura a cui egli giunge è il percepire silente ed intimo che lo sta ricollegando ad un momento di eterno presente che gli appartiene unicamente… ricollegandosi al passato e al futuro, agli altri suoi io, attraverso gli stessi gesti, lo stesso rito, lo stesso fluire del corpo e della materia. Questa magia, questa sensazione inesprimibile, calda, intensa, questa poesia del movimento e del sentire è il “tocco delle ali”.
Collegato egli partecipa dell’oltre. Al di là dell’orizzonte, egli vola oltre.
Si impara a farlo nella ritualità dei nostri piccoli amori nascosti. Il tè, scrivere, camminare, guardare il tramonto, suonare, danzare o altri 1000 riti che l’uomo quotidianamente reinventa per entrare in questi spazi magici…così insignificanti, eppure così densi e vivificanti.
Ed ecco, quando le ali si aprono, in quel giorno indefinito della vita, entrando nel tuo rito, senza saperlo ne scopri la presenza, ed esse toccandoti, ti porteranno in questi spazi inespressi; ne vivrai le bellezze, pienamente, gioiosamente, senza poter esprimere a nessuno questa tua magia. È cosa intima e personale. Queste ali ti daranno la visione di ciò che è il cuore della vita. La magia delle pieghe nascoste della vita. Queste ali diventeranno da quel giorno tue servitrici, e vi potrai tornare sempre, ogni volta che ne vorrai, coi tuoi riti segreti. Sono un dono per sempre in questa vita. Ricordalo, e la sensibilità che ti porterà in queste terre, la tua sensibilità farà aprire le tue ali.
Sensibilità. Bisogna proteggerla, curarla, ascoltarla… Bisogna accudirla e amarla, ma forse pure così potrebbe non bastare, poiché essa è un dono tanto sottile quanto impossibile da imbrigliare. Molti la perdono nel cammino… poco ascolto di sé stessi, paura ad aprirsi, troppi giudizi, troppa durezza, mancanza di perdono…sono tanti i motivi. Ma per chi ha fortuna e grazia, essa rimane e non muore. Si può solo lasciarla risvegliare quando, teneramente, si mostra alla porta del corpo. Una leggera vibrazione parte dal cuore per attraversare tutto il corpo, una vibrazione vivificante. Sorge in modo dolce, ma se si è silenti la si sentirà. Questa vibrazione è il dispiego delle nostre ali, allora siamo pronti. Chiudendo gli occhi, potremo entrare in questo universo e muoverci in esso come aironi verso l’orizzonte del nostro tempo interiore.
Ecco il dono che non possiamo raccontare ma solo vivere, in un semplice momento…il tocco delle ali.
Siatene custodi, custodi attenti.

daniela
Bellissimo. Leggere questo post con la musica in sottofondo è come ricevere la sostanza dei concetti e delle parole. E’ possibile sapere di quale brano si tratta ?